Classe 5° D -Don Milani
Abbiamo scelto di affrontare il tema dei pregiudizi perché ci siamo accorti che, spesso, si giudicano ed etichettano le persone senza conoscerle, per il sentito dire o dall’apparenza, ignorando chi sono veramente: è come se avessimo una benda sull’occhio, come “giudicare un libro dalla copertina”. Non dovremmo cambiare noi stessi solo per piacere agli altri ma, a volte, lo facciamo per nascondere le insicurezze e per essere accettati, dimenticando che ciò che possiamo fare noi, nessun altro lo può fare. Non importa come appari, devi sentirti libero e non racchiuderti in te per una parola offensiva ricevuta. Dobbiamo essere resilienti.
L’identità cambia con le esperienze, con l’educazione, nel rapporto con gli altri: quindi “l’altro” non può essere un nemico, perché ci permette di capire chi siamo e ci aiuta a identificarci.
Se, invece di guardare le nostre diversità, provassimo a cercare le nostre somiglianze, scopriremmo che ognuno di noi, pur essendo unico, ha tanti interessi in comune con gli altri: magari piace la stessa musica, lo stesso sport… Abbiamo fatto tanti progressi tecnologici e scientifici ma l’essere umano, talvolta, vede ancora in chi si discosta dal nostro prototipo di normalità, un pericolo. Ecco quindi che le persone tatuate possono essere percepite come delinquenti; un nero come uno spacciatore; una donna al volante, un pericolo. Dovremmo anche chiederci perché usiamo il termine “uomo di colore”: per riferirsi agli altri bisogna usare il nome proprio o la nazionalità. Si dice infatti: è un milanese, non “è un uomo bianco”. La discriminazione quindi esiste ancora, forse perché la gente viaggia poco o non incontra altre persone: chi non esce di casa pensa che solo sua madre sappia fare bene il sugo. Oggi internet, i social e tutte le vie di comunicazione ci permettono di conoscere e approfondire: malgrado le opportunità siamo ancora pieni di pregiudizi. Per imparare a mettersi nei panni degli altri proponiamo l’attività: “Mi metto nei tuoi mocassini”. A coppie ci si racconta un’esperienza vissuta con ricchezza di particolari, ascoltando con attenzione tutto quello che viene detto. In seguito, riuniti in gruppo, ciascuno riporta agli altri ciò che ha appena sentito dal compagno, come se quell’episodio l’avesse vissuto in prima persona. In questo modo riusciamo a comprendere meglio sentimenti ed emozioni altrui. Purtroppo, invece, alcune persone preferiscono chiudersi e vivere senza guardare il mondo. Il razzismo, così come qualsiasi tipo di discriminazione, è desiderio di potere, è voler schiacciare chi non è come noi. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo perché pensiamo che informare, e condividere buone pratiche, potrà aiutare a riflettere.
Audrrey Hepbun disse: “Crescendo scoprirai di avere due mani: una per aiutare se stessi e una per aiutare gli altri”. Noi aggiungiamo: se sognate in grande farete cose grandi.